INTERVISTA CLIENTE N_2 Giorgia Scognamiglio RED CYCLE LAB





http://redcyclelab.wordpress.com/
https://www.facebook.com/RedCycleLab


Allora, spero di averti fatto capire abbastanza del progetto; prima di entrare nel merito di domande più specifiche, essendo tu, peraltro, architetto (a breve!) quali sono tue impressioni generali sul progetto?
Il tuo progetto mi piace molto e il lavoro (blog, saggi, ricerca sponsor) sembra molto interessante! La scelta dell’area (avete tutti la stessa?) e l’idea compositiva/formale mi piacciono molto. Ho studiato il quartiere Flaminio per un esame di urbanistica e so che una delle difficoltà  maggiori sta proprio nel gestire quelle zone di “vuoto urbano” che si trovano al di sotto di Corso Francia.
Come ti spiegavo, l’intento a livello di programma era quello di costituire un sistema generalmente applicabile; pur essendo la tua attività anch’essa legata all’abbigliamento, ma tuttavia con un approccio differente, come rivedresti il programma a livello funzionale per renderlo più congeniale a RedCyclelab?
Per quanto riguarda la scelta programmatica, mi sembra un’ottima proposta, molto attuale, che al momento sta nascendo in maniera spontanea e che se fosse indirizzata darebbe ottimi frutti. Non so se c’entra come consiglio, ma forse per rendere ancora più forte  la tua idea  al posto di rebuilding nature metterei sempre qualcosa di connesso all’abbigliamento. Per dirti, vorrei unire la mia vena da urbanista dello spazio pubblico e l’arte della sartoria, e proporre installazioni a tema in aree degradate con l’uso di stoffe e abiti scartati (quando proprio non si possono riusare). Un po’ seguendo la scia dell’urban knitting. Oppure visto che hai anche grafici nel gruppo, potrebbe essere anche adibita una zona ai writers. Chiaramente vedi tu se ti interessa. Per il resto, pur essendo in sei, spesso abbiamo bisogno di aiuto esterno come fotografi e grafici o di spazi più ampi quindi mi sembra ottimo. Forse sarebbe utile anche un gruppo di lavoro dei tessuti o materiali in generale.
Forse sarebbe interessante stabilire un criterio di scelta dei gruppi di lavoro. Credo nella collaborazione ma essendo abituata alla diversità, mi sono fatta l’idea che per far funzionare attività differenti messe insieme devi far leva su un’idea base comune e sulla condivisione di idee e aspirazioni. Esempi: ragazzi al di sotto dei 30 anni,  riciclo, innovazione tecnologica nei sistemi tradizionali,  etc.
Non so se può servirti come informazione, ma per quanto il nostro lab sia piccolo, in generale c’è bisogno di spazio: macchine da cucire, macchine da cucire professionali (tipo quelle per lavorare la pelle), lunghi tavoli per il taglio e per il disegno di cartamodelli, magazzini stoffe e vestiti.
Questo tipo di programma ovviamente prevede anche un aumento di attività che ruoterebbero intorno alla vostra, credi possa essere un vantaggio o un punto a sfavore?
Credo che potrebbe essere un vantaggio. Nell’epoca del dettaglio e dei social network, avere più gruppi di lavoro garantirebbe un livello alto di qualità e attenzione in tutti i campi. Inoltre, la forza del gruppo aiuta nell’aumento di clientela. Tutto ciò , chiaramente, se i soggetti coinvolti nel coworking lavorano in maniera unita, anche a livello di immagine (se qualcuno “sbaglia”, può creare un effetto domino).
Il progetto per la particolare posizione che occupa, mira a diventare anche uno spazio di aggregazione all’interno di un quartiere popoloso, ma con pochi veri punti d’incontro. Credi possa rappresentare un valore aggiunto per la tua attività tutto ciò? Come potrebbe essere gestito uno spazio simile?
Momentaneamente forse non siamo pronte per il tipo di clientela che frequenta la zona. Purtroppo Roma funziona molto in maniera settoriale. Ma per un domani, quando il marchio avrò raggiunto un bacino maggiore di utenze, potrebbe essere un valore aggiunto.
Per la posizione, in generale, credo che permettere di usufruire degli spazi intorno, invadendo anche il non costruito. Immagino che se si volesse anche creare un evento tipo “festival delll’arte sartoriale” o altro, sarebbe possibile allargarsi e avere più spazio.
Questa caratteristica fa anche sì che le distanze tra le varie parti dell’area siano maggiori rispetto a quelle che ci si potrebbe aspettare. Potrebbe questo rappresentare un problema, non so magari legato alla produttività?
Dopo diverse esperienze, anche a seguito dell’evento del 15, ho capito che la vendita dei nostri prodotti è strettamente connessa alla reale percezione del fatto che i capi sono prodotti da noi. E’ visibile e palese a tutti ed è quello che aumento il fattore d’acquisto. Forse sarebbe un problema se parte vendita e parte realizzazione fossero separati o troppo distanti.
Il tema scelto non è casuale, l’impressione è che possa essere una scelta tematica piuttosto attuale. Tu che in questo investi tempo e denaro, come vedi il rapporto tra l’attività che svolgi e il momento nel quale la stai portando avanti?
Come già detto, lo trovo attualissimo altrimenti noi non saremmo qui. J
Quali sono i tuoi progetti futuri con Red Cycle? Uno spazio simile potrebbe incontrarli?
Il progetto a lungo termine è quello di creare un brand Re(d)cycleLab e perché no, riuscire ad aprire più punti sartoria/vendita che basano la loro attività su riuso di tendenza, saper fare, lavoro sartoriale e che mantengano anche il lato didattico con corsi e workshop.
Perciò, uno spazio simile potrebbe essere ideale.
Ci sono altri suggerimenti o osservazioni di qualsiasi carattere, che vorresti fare?
Direi di no, spero di averti dato buoni spunti! Ho un po’ parlato a ruota libera così come sono abituata a fare nei lavori di gruppo! Ahahaha
Un bacione e buon lavoro, se ti serve altro chiedi pure!


Grazie per la disponibilità!