La società muta nel tempo.
Determinati ambiti culturali si fanno promotori di questo mutamento, altri ne
scaturiscono, altri ancora lo inseguono. È un processo confuso in cui spesso è
difficile stabilire chi ha determinato cosa e in cui ogni elemento contribuisce,
a catena, al completamento di un altro. È possibile tuttavia affermare che,
ragioni di tipo economico costituiscano, per lo meno nella società moderna, il
motore principale di questi processi. Esse si collocano come ragione d’essere
dei principali mutamenti storici, certamente di quelli di epoca recente.
Tutte queste premesse si
ritrovano, ad esempio, nella rivoluzione industriale (e nelle scoperte che ne
seguirono), uno degli ultimi epocali cambiamenti storici che ha avuto un peso
enorme sulla cultura soprattutto dei paesi sviluppati. Ad una rapida evoluzione
economico produttiva, si sono susseguiti cambiamenti in tutti gli altri ambiti culturali.
Per alcuni di questi il cambiamento è stato una fisiologica e spontanea
conseguenza, per altri, è stato il frutto di una ricerca volta a mantenersi al
passo delle nuove scoperte. Qui si colloca l’architettura, necessariamente non
universale, ma mutevole.
Consapevole del proprio ruolo, a
servizio della persona, essa sente forte il bisogno di reinterpretare se
stessa, sotto differenti punti di vista al fine di offrire degli organismi
attuali in grado di accogliere perfettamente l’uomo contemporaneo, i suoi nuovi
strumenti, e i suoi nuovi processi. La ricerca è stata senza dubbio formale,
stravolgendo le regole dialettiche dell’architettura tradizionale, ma forte è
stato soprattutto il cambiamento metodologico di approccio alla progettazione e
di interpretazione degli spazi. All’orizzonte del ricercatore vi era la
macchina, e con essa la volontà di ricreare uno spazio che fosse quanto più
possibilmente simile ad essa. Ma i tentativi più riusciti di somigliare
l’architettura ad una macchina (i quali sono stati molti e in ampio lasso di
tempo), non furono quelli volti a rileggere gli aspetti formali di questa,
bensì quelli in grado di coglierne gli aspetti più profondi di influenza sulla
persona e di creazione di nuove necessità. Pertanto una conoscenza consapevole
dell’epoca e delle sue necessità, risulta essere la conditio sine qua non per
il raggiungimento di un risultato consapevole e non posticcio; non a caso i
risultati più alti di questa ricerca si raggiungono con una generazione di
architetti, nata e vissuta in epoca industriale post rivoluzione.
Alla pari di quella di fine 800
inizi 900, la società attuale, postmoderna, come la chiama Jean Francois
Lyotard (http://www.filosofico.net/lyotard.htm),
vive un epoca di forte cambiamento rivoluzionario, determinato in primo luogo
dalla diffusione delle tecnologie informatiche che impattano in maniera decisa
sulla vita dei cittadini, soprattutto dei paesi più sviluppati. L’architettura,
nuovamente, si ritrova a dover riscrivere il proprio linguaggio, o meglio, a
riconsiderare tutti i processi che portano alla determinazione di un edificio.
Anche qui tuttavia la comprensione profonda della società attuale è
strettamente necessaria. Come per l’uomo dei primi del 900 la macchina era il
simbolo all’orizzonte, oggi lo è il computer. Tuttavia questo deve essere appunto concepito come un simbolo alla base
di considerazioni più ampie sul ruolo che la tecnologia ha avuto nella società
contemporanea.
In questo senso, gli aspetti che
più ci interessano, soprattutto ai fini del programma in elaborazione sono tre:
esteriorizzazione del sapere,
settorializzazione del sapere, ruolo primario dell’informazione.
Analizzando infatti la società postmoderna da un punto di vista produttivo,
possiamo dedurre che ogni genere di prodotto presente sul mercato è sempre più
il risultato del lavoro di competenze sempre più esperte e con conoscenze
sempre più specifiche. Lo stesso prodotto può vivere e avere mercato solo in
relazione all’informazione che ruota attorno ad esso, che è in grado di
aumentarne esponenzialmente il valore e che passa per tutti gli strumenti
prodotto della nostra società e al centro di questo processo di trasformazione.
Attraverso essi si giunge dunque al primo dei tre punti sopraindicati, vale a
dire l’esteriorizzazione del sapere, grazie alla quale, le conoscenze di
ciascuno ampliate in maniera direttamente proporzionale all’abilità di
reperirle in rete. (…) “Da ciò è
possibile aspettarsi una radicale esteriorizzazione del sapere rispetto al
“sapiente”, qualunque sia la posizione occupata da quest’ultimo nel processo
della conoscenza”(…).
Alla luce di tutta la precedente
analisi, sono due gli aspetti interessanti: da una parte la ridefinizione di
una dialettica architettonica, consona alla società contemporanea, dall’altra
l’individuazione di una riorganizzazione spaziale generale (ossia
l’individuazione di tematiche legate allo spazio interno ed applicabili a
qualunque edificio) e specifica (ossia l’individuazione di nuovi metodi
specifici a determinati settori). Per quello che riguarda il primo aspetto, le
considerazioni ovviamente devono essere frutto di uno studio più ampio; su
questo mi limiterò a dire, non possedendo un personale credo specifico (che
forse è l’emblema di quanto in una società in cui è difficile stabilire poche
regole assolute, la cosa più facile sia l’assenza di una regola specifica,
soprattutto da un punto di vista dialettico, non metodologico), che uno dei temi principalmente
affrontati dall’architettura contemporanea ossia quello del movimento, appare
come l’imitazione caratterizzata da un legame unicamente dialettico e non
metodologico, di quello che si può semplificatamente dire della società
contemporanea, e che costituisce un tema interessante ma, credo, non
vincolante nell’ambito della progettazione. Per quello che riguarda il secondo
aspetto, credo che lo stesso tema di
movimento, inteso più come complessità spaziale (alla Tschumi), sia un mezzo
utile ed estremamente efficace per garantire l’interesse di uno spazio, che
trovo sia un compito dovuto per un architetto.
Su un piano invece specifico,
l’idea che ho stipulato per il mio progetto ossia LocalActivityofBusiness L.A.B,
discende dalle considerazioni appena fatte, operazione necessaria al fine di rendere attuale in termini organizzativi il
progetto: è uno spazio che si propone come interprete di una società in cui
esteriorizzazione del sapere, settorializzazione del sapere e ruolo primario
dell’informazione cercano di trovare una risoluzione. Lo spazio è pensato per
un’azienda che produce un bene materiale. Lo spazio che la accoglie, in virtù
dell’apprezzabilità della complessità
spaziale, non si configura come un singolo edificio, bensì come un
organismo composto da uffici di singole competenze specifiche, che vivono per
sé stesse e che co-lavorano ognuna nel proprio ambito alla realizzazione del
prodotto finale. Tra queste anche attività inerenti all’ambito dell’informazione,
in grado di mettere a disposizione il materiale prodotto e di valorizzare lo
stesso.
L’idea, in conclusione, vive nell’intento di essere
un’architettura estremamente attuale (nata da un’analisi della società
contemporanea) in termini di organizzazione spaziale, approccio metodologico e
dialettica.